martedì 19 maggio 2015

UNGHERIA & ROMANIA 2014 -3

17 GIORNO:          Da Piatra a Brasov

7 agosto. La sveglia è poco piacevole. Oggi si parte e la multa mi frulla ancora in testa.

Per l'ultima volta accompagno Codrina a lavoro, non so davvero come dirle grazie per tutto quello che ha fatto, ci abbracciamo e salutiamo poi riparto verso casa sua e non ci rivedremo più.

Arrivato a casa chiudiamo le borse e carichiamo la moto.
Cerco di velocizzare il tutto perché il dispiacere è tanto e vedo che anche la piccola Nadia si è rattristata capendo che stiamo andando via.
Salutiamo Sara e Nadia con cui facciamo anche una foto ricordo che ci siamo scordati di fare anche con Codrina. (non la metto per rispetto della piccola Nadia)

Saliamo in moto e partiamo.

Sono le 10 e fa già caldissimo, siamo diretti a Brasov, 240 km più a sud.
Ovviamente scegliamo la strada più lunga.


-- MAPPA --

Risaliamo la strada verso il Lagu Rosu e le Gole di Bicaz poi scendiamo sul versante opposto dove troviamo una vera pista immersa in un paesaggio degno delle Alpi.
E' sempre scorrevole e ben tenuta, le indicazioni chiare e i paesaggi si alternano veloci intorno a noi, se non fosse per l'afa che c'è sarebbe tutto perfetto ma in realtà la storia della multa non mi si leva dalla testa.

Non posso negare che mi abbia fatto rodere parecchio il culo e anche spaventare.
La sera prima ho cercato su internet dove c'è tutto e il contrario di tutto, ho smosso parenti, social network e amici ad eccezione dei miei genitori, meglio non dirgli che andavo a 90 in centro abitato...
La legge come al solito non è molto chiara, per alcuni devi pagare e basta per altri se non paghi non arriva nulla, per altri ancora se non paghi non ti fanno uscire dalla Romania oppure se ci rientri ti fanno pagare perché resti segnato, altre voci parlano di multe che arrivano in Italia aggiornate secondo la legge italiana, insomma un vero caos in cui si trova di tutto e di più.
I 250 km mi servono per sbollentare e per pensare dentro al casco mentre il polso diventa la valvola di sfogo di tutti i dubbi e le incazzature...
Alla fine è da quando mi hanno dato il verbale che so di essere in torto marcio ed è giusto che paghi, solo che come tutti mi rode avere torto e doverlo ammettere e mi rode dover pagare.
Potrei appellarmi al ragionamento dell'italiano medio "tanto non arriva nulla", ho anche Codrina che mi ha detto di avere una conoscenza alla frontiera di Nadlac in caso di bisogno, insomma le scuse le avrei tutte ma alla fine decido di pagare.
E' una cosa morale, non potrei guardarmi in faccia, diventerei un qualunquissimo turista del cazzo che calpesta leggi, usi e abitudini dei paesi che visita anche quando ha torto, non lo so spiegare ma alla fine della giornata sono completamente deciso a pagare e basta, fine dei problemi.

Arriviamo a Brasov, in Transilvania, accolti dal caldo afoso del primo pomeriggio e da una luce accecante, non c'è una nuvola ma il cielo è grigio.
Trovare il centro non è facilissimo, Brasov è grande e comunque non siamo più abituati a rapportarci con città simili.
Cerchiamo un centro info tanto segnalato ma risulta impossibile, si trova in pieno centro su una via pedonale quindi ci giriamo intorno e non ci arriviamo mai.
Provo a fermarmi in giro a chiedere in alcuni hotel o affittacamere ma in centro sono tutti cari, o meglio, per noi abituati a prezzi bassissimi, ora 40-50 euro per una camera ci sembrano tanti.
Dopo un ora e passa di giri, di traffico e di caldo sbrocco, lascio il centro e cerco qualcosa verso fuori in direzione Sibiu.
Trovo un albergo appena prima di uscire dalla città, siamo comunque a 5 minuti dal centro, chiedo il prezzo, 25 euro a notte in due, presa!
Gli pago subito 3 notti dicendogli che forse resteremo anche 4 ma in caso la pago dopo.

La sera siamo cosi stanchi che non usciamo nemmeno, solita cena arrabattata in camera con vista sui monti che ci circondano dove spunta pure una pretenziosa scritta BRASOV in stile hollywoodiano e poi a dormire.

18 GIORNO:          Sighisoara e Sibiu!

8 agosto.
Ci svegliamo relativamente presto e alle 9 siamo già nell'ufficio tributario di Brasov  a pagare la multa.
Con un cambio spaventosamente buono i 400 Lei di multa si trasformano in 90 euro e rotti, ci ha detto bene!

-- MAPPA --

Da Brasov partiamo subito in direzione Sighisoara, 100 km di campagne e curve, è incredibile come dopo il Maramures la Romania sembri un altro paese che nulla ha da invidiare ad altri paesi europei (apparentemente).

Veniamo accolti da una folla di turisti e dai tetti rossi di Sighisoara che è patrimonio dell'UNESCO e città natale di Vlad il Drago e del figlio Vlad l'Impalatore, buon sangue non mente ed è facile capire perché abbia ispirato il personaggio di Dracula che qui è ovunque.
La prima cosa che ci lascia stupiti è il gran numero di zingari che girano nella città.
Finora non ne abbiamo mai visti e finora non ci hanno mai chiesto soldi.
Anche qui solo in due lo fanno, gli altri ci guardano e basta ma quelli che temo di più sono i bambini che corrono in gruppi da tutte le parti.
Alla fine comunque non veniamo mai infastiditi.
Troviamo il paese davvero carino, i tetti rossi fortemente spioventi e le case colorate con colori vivaci gli donano un atmosfera allegra completata da bancarelle di ogni tipo, bandiere ovunque, ragazze in abiti tipici colaratissimi, pub e ristoranti con i tavolini fuori.
Forse sono rimasugli del Festival Medievale che si svolge qui a fine luglio ma l'atmosfera è davvero particolare.
Ci passiamo qualche ora poi dopo pranzo ripartiamo in un caldo allucinante e puntiamo Sibiu.

Arriviamo a Sibiu sotto un acquazzone estivo che non accenna a passare, fortuna che ho portato gli impermeabili.
Passiamo dal caldo e basta, al caldo con la pioggia, una di quelle cose snervanti in cui inizi a fare la sauna nell'impermeabile ma allo stesso tempo non puoi scoprirti.

Nell'attesa che spiova un po ci infiliamo nella prima farmacia che vendiamo e passiamo 15 minuti di comicità per farci capire dalla farmacista.
Vale dopo 20 giorni che indossa le stesse scarpe non proprio traspiranti inizia ad avere delle piccole piaghe fastidiose sui piedi, pensiamo siano funghi o qualcosa di simile e questa è l'occasione per cercare qualcosa.
Il problema è che non sappiamo come dirlo alla farmacista.
Non parla inglese e l'italiano ancora meno.
Vale sta li li per togliersi le scarpe e mettergli i piedi sul bancone e ci mancherebbe questo per farci sbattere fuori visto che già siamo due cenciosi sudati dentro a degli impermeabili che non sono più fluo ma neri.
Qui come un lampo di genio ci vengono in mente le lezioni di romeno della piccola Nadia, incredibile ma ci aveva insegnato che funghi in romeno si dice ciuperci, cosi iniziamo un misto tra inglese, romeno e italiano.

"She has mushrooms under food! Ciuperci! Ciu-per-ci!"
"Aaaa do you eat ciuperci?!"
"NOOOOO cazzo! Ciuperci! Bubbles!"

Ma ovviamente in Romania funghi da mangiare e funghi batteri sono due termini diversi, non come in Italia e quindi ricorriamo al piano B, via la scarpa, via i pedalini e gli schiaffiamo la fetta di Vale sul bancone.
Quando ce vo, ce vo!
La farmacista ci guarda sconvolta poi ci da un pomata, 2 euro, in Italia l'equivalente costa circa 12 e ha meno principio attivo!
In realtà non si trattava di nulla di tutto ciò, era una sciocchezza ma forse per un effetto placebo la pomata ha fatto il suo dovere.

Quando usciamo dalla farmacia c'è solo una debole pioggerellina e decidiamo di visitare Sibiu, l'atmosfera non è delle più allegre ma nonostante tutto, con nostra grande sorpresa il centro è più affollato del previsto.
La parte bassa della città sembra grigia e cupa, caratterizzata principalmente dai tetti delle case altissimi e ripidissimi, tanto da sembrare uscite da un cartone di Tim Burton.
Ma bastano pochi gradini per arrivare alla parte alta dove c'è il vero centro storico e trovarsi davanti ad una città quasi diversa.
Le grandi vie, larghe e piene di negozi, botteghe, bar e forni, la piazza enorme, gli edifici molto più grandi, in stile ottocentesco e le case colorate in modo vivace e allegro, tutto fa sembrare questa città più viva, più attiva, più turistica rispetto a tutte quelle che abbiamo visto finora in Romania.
A tratti ci sembra quasi di camminare per le vie del centro di Lubiana e capiamo perché sia stata nominata capitale europea della cultura nel 2007, dall'alto poi si nota come Sibiu si estenda molto più del previsto e abbia un'area industriale molto sviluppata che probabilmente è la principale fonte di ricchezza e di vivacità della città.
Quando ripartiamo siamo convinti che se Sighisoara è una bomboniera turistica visitabile in un giorno, Sibiu sia invece un ottimo posto dove poter far tappa per un paio di giorni godendo di un'atmosfera più europea.

Il rientro inizia abbastanza male sotto un diluvio universale ma fortunatamente si sposta alla nostra destra dopo pochi km, ci seguirà parallelamente fino a Brasov quasi a volerci minacciare ma arriveremo asciutti.
Facciamo140 km di statali rumene in meno di 2 ore in un susseguirsi di paesini con limiti a 50 e la paura ancora fresca delle multe, il tutto con un serpentone quasi continuo di auto.
La vera salvezza è stato un tizio su una mercedes che andava sparato come un matto, per interi tratti contromano superando tutti, forse si era autonomamente ingarellato con noi, a me non me ne fregava nulla, mi ci sono piazzato dietro e l'ho usato come apripista e ci ha salvato due volte dalla polizia appostata.
Arrivati a Brasov ad un semaforo si sporge dal finestrino si gira e ci grida qualcosa sorridendo, noi abbiamo sfruttato lui e lui si è divertito con noi, siamo pari.

Sono quasi le 8 quando entriamo in camera, è dalle 9 che siamo in giro e dopo più di 350km tra caldo e pioggia siamo distrutti.

19 GIORNO:          Brasov e il Castello di Bran...quasi!

E' sabato 9 agosto e quando ci svegliamo fa già caldissimo.

Negli ultimi 3 giorni abbiamo fatto quasi 1000 km, dai monasteri del Nord, al trasferimento da Piatra, al giro di ieri e spesso con un caldo disarmante.
Siamo stanchi, ieri è stato il colpo di grazia, davanti a noi abbiamo ancora più di 2000 km prima di tornare a casa e comunque si dovranno concentrare nell'arco di una settimana perché anche se abbiamo ancora molte cose da vedere, il tempo stringe, da casa ci reclamano e i soldi stanno finendo.

Decido cosi di rimandare al giorno dopo il giro sulle due più famose e belle strade della Romania, la Transfagarasan e la Transalpina.
Oggi visitiamo Brasov e nel pomeriggio il Castello di Bran, meglio conosciuto come il Castello di Dracula.

Che Brasov fosse una grande città l'abbiamo capito dal primo giorno ma girandoci a piedi ci accorgiamo che è pensata e strutturata in modo elegante e moderno degno di città europee ben più grandi e famose a cui comunque non ha nulla da invidiare, in Italia qualsiasi città si sogna strade cosi larghe e ben collegate.
Restiamo poi stupiti dalla pulizia e precisione con cui sono tenute strade, giardini e palazzi, tutto fa pensare di  essere in una grande città ma la civiltà e la serenità delle persone è tale da farti credere allo stesso tempo di essere in un piccolo paesino in cui tutti si conoscono, è davvero una piacevole sorpresa.

Dopo aver visitato il centro e i suoi monumenti, tra cui spicca la Chiesa Nera, facciamo un veloce picnik nei bellissimi giardini del centro mentre un numero inverosimile di sposi e parenti si esibisce in book fotografici e brindisi improvvisati ai quali però non siamo invitati.


Torniamo in camera sotto un sole cocente e senza perdere tempo partiamo in direzione di Bran.

-- MAPPA --

Decidiamo di allungare passando per il monte sopra Brasov, giusto per prendere un po d'aria e goderci la vista.
Superiamo Poiana Brasov, la parte sciistica-montuosa di Brasov e ci avviamo verso Bran.
La strada passa da un asfalto decente a una strada ex-militare, ovvero delle strade fatte per i mezzi pesanti militari con lastroni lunghi 5 metri in cemento armato, uno vicino all'altro, sono strade indistruttibili e infatti ancora resistono ma le condizioni per mezzi comuni e per le moto sono disastrose e non parlo solo delle normali crepe e buche, ma dei fastidiosissimi spazi di 2-3 cm che ci sono tra un blocco e l'altro.
I pochi km che facciamo su questa strada diventano una vibrazione continua scandita da botte secche ad ogni giunzione, "tutum tutum, tutum tutum..."
Sembra di stare su un treno, è terribile, sento che non c'è parte della moto che non venga scossa.

Ognuno con la propria moto ha un rapporto particolare, la conosce intimamente, conosce ogni rumore, scricchiolio o vibrazione e io su quella strada, in mezzo a quel casino, inizio a sentire un ticchettio, un ticchettio impercettibile per chiunque ma non per me, non dopo che durante l'inverno mi ha fatto passare qualche brutto momento.
Quel ticchettio infatti era il sintomo di un problema elettrico che avevo riparato ma solo dopo ore di ricerche, con la sostituzione di un sensore e 250 euro.
Ora lo risentivo, chiaro, per me fortissimo, ma non volevo crederci e non mi fermo.

Pochi minuti dopo arriviamo a Bran, vedo un benzinaio all'inizo del paese e decido di fermarmici.
Nemmeno il tempo di tirare la frizione per scalare la marcia che la moto si spegne.
Arrivo per inerzia davanti ai bagni. Sto con il fiato sospeso, sento che il panico è pronto a saltarmi addosso e a girarmi lo stomaco.
Vale non si accorge di nulla e va al bagno.
Io guardo quella fottutissima spia rossa FI. Non voglio crederci, non voglio crederci, parlo con la moto mentre accendo e spengo, "Dimmi che è uno scherzo che è colpa di queste fottute strade! Non me lo fare adesso non qui! Dai bimba!"
Ma nulla.  Ogni volta quella spia che dovrebbe spegnersi non si spegne...

Vale intanto torna, io gli lascio il casco e corro in bagno.
Non posso negarlo e non posso fare il figaccione, la rabbia e il panico che mi sono saliti mi hanno rigirato le budella e ho un attacco di diarrea immediata.
Non dovrei dirlo forse, vorrei essere di quelli che resta calmo e fa tutto a sangue freddo ma la realtà è che li mi è crollato un mondo addosso, fortuna vuole che almeno il bagno sia stupendo.

Torno da Vale e provo a spiegargli la cosa.
La prendo cosi larga che pensa che gli stia per dare una notizia terribile sulla sua famiglia, così alla fine vado diretto e gli dico "Abbiamo lo stesso problema elettrico di quest'inverno, non so se è lo stesso ma è un problema, la moto non va, si spegne, non so nemmeno se ripartiamo da qui!"
La faccia che fa è quasi da "A vabbè pensavo chissà che!" ...ci resto di merda, io sto morendo dentro e lei sembra non capire la situazione.
Vorrei dirgli tutto, anche che non so nemmeno se riusciremo a tornare in moto all'albergo, sfogarmi mi servirebbe, sarebbe bello ma non otterrei nulla, gli spiegherò tutto piano piano nelle ore successive.

Quando la moto riparte un barlume di ottimismo si accende in me e decido di arrivare al castello di Bran, ormai ci siamo almeno vediamolo, al massimo chiediamo un passaggio a qualcuno, siamo a nemmeno mezz'ora dall'albergo.
Ci arriviamo ma la moto si spegne se scendo sotto i 7-8mila giri, tutti sintomi che conosco bene.

Il parcheggio è a pagamento, vabbè amen pago il ragazzo poi prendo la busta con gli attrezzi e smonto la moto cercando di vedere se è qualcosa di risolvibile.
In tempi da pit-stop smonto sella e fianchetti, arrivo alla batteria e alla centralina, controllo che sia tutto attaccato bene, stringo i poli della batteria a morte e richiudo.
Sicuramente non serve a nulla ma è l'uncia cosa che posso fare e che potrebbe essere utile.
Fatto questo ce ne andiamo verso il castello mentre il ragazzo del parcheggio mi guarda allibito insieme ad altri 2, non so se perché veniamo dall'Italia o per quello che ho fatto in 5 minuti.

Ovviamente l'ingresso del castello è pieno di gente, è anche sabato quindi davanti abbiamo almeno 100 persone se non di più.
Lo vedrei solo per Valeria ma sono troppo nervoso e fare 1 o 2 ore di fila per fare tutto di fretta non ha senso, poi se la moto ci lascia qui con il buio è ancora peggio...
Ci limitiamo a una passeggiata nel mercatino li davanti e nel parco dietro dove è stato ricostruito un esemplare di casa per ogni epoca e regione tipico della Romania, dalle caverne alle case più moderne.
Sarebbe anche carino ma io non ho proprio l'umore, in testa mi frullano solo i peggiori scenari e sto pensando a tutte le possibili soluzioni.

Dopo un oretta scarsa torniamo in albergo.
Sono troppo nervoso e voglio vedere se è servito a qualcosa il controllo di prima.
Nulla! La moto si spegne subito al primo cambio marcia.
La strada tutta tornanti che scagliamo è la meno adatta ma almeno è in discesa e male che vada a Brasov ci arriviamo.
Riusciamo ad arrivare anche in albergo ma la moto fissa sopra gli 8 mila con 30 gradi fuori è un forno.

Cammino su e giù per la stanza. Quella che prima mi sembrava una camera spaziosa ora è minuscola, la giro e la rigiro mentre Vale mi guarda. Ha capito la situazione ma non sa che fare e non sa come aiutarmi, nemmeno io lo so.
Il vero problema è che la moto è intestata a mio padre quindi su certe vie ufficiali sono bloccato, non ho la piena disponibilità del mezzo.
Pavento al signore della reception che potremo partire l'indomani o restare giorni in più, dipende.
Gli chiedo se c'è un'officina Kawasaki a Brasov, è gentilissimo, capisce la situazione e dice che possiamo fare come vogliamo e per la moto sente degli amici e mi fa sapere.

Intanto mi collego al wifi contatto alcuni amici, scrivo sulla mia pagina  fb e scrivo su quella di Motoviaggiatore.net.
Rispondono in tanti, più del previsto e mi danno da subito un gran conforto e ottimismo.
Mi stavo sentendo solo in mezzo alla Romania, a 2mila km da casa, senza sapere che fare e come uscirne, ma loro di cui alcuni perfetti estranei, mi sono vicini, mi rispondono subito, mi danno idee e alternative, è come se fossero li con me e mi aiuta davvero tanto.
Sono davvero grato a questi meravigliosi motoviaggiatori.

Dopo un'ora su internet mi sento meglio ma in realtà sono più confuso di prima.
Ho idee che vanno dal dare fuoco alla moto, pagare qualcuno per farla sparire, abbandonarla senza targa, ad idee come partire il giorno dopo e provarci, venirla a prendere con un furgone o affidarla a dei trasportatori internazionali di cui mi hanno già dato 3-4 contatti.

Fa caldo, mi manca l'aria e decido di uscire.
Nel panico totale non mi sono accorto che stiamo senza un Lei cosi usciamo di corsa alle 18 di sabato 9 agosto cercando disperatamente un cambio aperto.
Lo troviamo dopo 2 ore in giro per Brasov e lo supplico in ginocchio di cambiarmi i soldi mentre mi chiude in faccia.  Per fortuna accetta e riusciamo a  cambiare 100euro, poco più di 400 Lei.

Quando torniamo in camera siamo due cadaveri.
Abbiamo camminato praticamente tutto il giorno e con temperature assurde, il nervoso poi ci ha stroncato del tutto.
Il tizio della reception mi dice che a Brasov c'è un'officina Kawasaki ed è quella che avevo trovato pure io su google ma a detta di un suo amico che ha una Kawasaki è più un rivenditore plurimarca, l'alternativa è Bucarest, 200 km più a Sud.
Intanto le lancette girano inesorabili e io non riesco a prendere una decisione.
Mi sento fottutamente sovrastato da questa cosa, non so che decidere e mi sento tremendamente responsabile verso Valeria.

Quasi alle 9 di sera prendo una decisione, non è facile, mi sembra assurdo pensarlo e a dirlo a Valeria ho una fitta allo stomaco ma "Domani partiamo! Sveglia presto e proviamo ad andare più lontano possibile!"

Non sappiamo nemmeno se la moto si accenderà, non sappiamo se usciremo dal parcheggio dell'hotel ma decido che dobbiamo provarci.
Valeria ha poco da ridire, è una decisione rischiosa come le altre, restare a Brasov per sperare nella fantomatica officina mi sembra assurdo, a Roma in un'officina ufficiale ci hanno messo giorni per capire il problema da dove venisse e una volta trovato, il pezzo ci ha messo 10 giorni per arrivare, a Brasov non voglio nemmeno saperlo...che faccio passo agosto e settembre qui a tentare?

Scartata questa possibilità tutte le altre, dal dargli fuoco al caricarla su un tir, sono teoricamente fattibili anche lungo la strada che sarà la più diretta al confine e quindi quella più battuta da tir, furgoni e trasportatori vari.

Mandiamo giù un boccone nonostante la nausea al solo pensiero ma sappiamo di averne bisogno per il giorno dopo.
L'ansia ci farà addormentare molto tardi.

20 GIORNO:          Tentativo disperato di partire. Da Brasov a dove arriviamo...

4:00 del mattino. Suona la sveglia.
E' domenica 10 agosto.

Scatto come una molla.
Grazie ad un fenomeno astronomico meraviglioso fuori dalla finestra troviamo una Luna cosi grande da coprire quasi completamente l'orizzonte, qualcosa di mai visto, qualcosa che non riusciamo a goderci perché abbiamo mille cose da fare.

Alle 6:00 la moto è carica, noi siamo vestiti e pronti a partire.
Spingo la moto spenta fino all'uscita del parcheggio, faccio salire Valeria.
E' il momento decisivo, non sappiamo nemmeno se partirà.
Accendo il quadro.
Mi tremano le braccia, me le sento paralizzate.
Spingo lo starter.
Dopo un breve tentennamento si accende! La lancetta dei giri schizza subito fin quasi a limitatore, non perdo un secondo, butto giù la prima e partiamo tenendola sopra gli 8mila giri sempre anche durante le cambiate.

Seconda...WAAAA...Terza....WAAA....Quarta...WAAA...Quinta...WAAA... Sesta...WAAAaaaa

-- MAPPA --

Lasciamo Brasov a 120 km/h e circa 8mila giri distruggendo il silenzio surreale in cui è immersa, in giro non c'è nessuno.
Mi fermo solo subito fuori a fare benzina, dovendo tenere la moto cosi tirata preferisco fermarmi finché sono vicino a Brasov che in mezzo al nulla.
Faccio il pieno mentre l'unico mezzo che vediamo in giro si avvicina.
E' una moto, il signore che sta sopra si ferma, ha visto al targa e parla italiano.
Parliamo 5 minuti, mi dice che se restiamo ci può aiutare, che conosce molti meccanici e ci sa fare con le moto.
Lo ringrazio per la gentilezza ma essendo di natura elettrica so che non si può fare quasi nulla senza i mezzi necessari, fosse stato un danno meccanico in Romania mi avrebbero riparato la moto in un secondo e meglio di qualsiasi officina ufficiale ma sull'elettrico qui c'è poco da fare.

Saliamo in sella, spingo con i piedi e preso un po di velocità l'accendo, parte e giù a ritirare tutte le marce. Abbiamo quasi 500km di statali romene davanti a noi.

Fuori dal benzinaio ci accoglie una nebbia allucinante.
Non si vede a più di 2 metri dalla moto, è una situazione di merda, non posso rallentare ma sto andando a 120 senza un riferimento, è un mare bianco che cancella ogni cosa e mi appanna casco e occhiali, seguo solo la striscia bianca e più volte mi ritrovo ad allargare le curve rischiando frontali o di andare per campi.
Mi rendo conto di correre rischi enormi ma non posso fare altrimenti, non mi diverto ma è l'unica soluzione o comunque cosi mi sembra.

Arriviamo a Sibiu alle 7:30 ripercorrendo i 140km fatti venerdi.
Finalmente esce il sole e mi fermo o meglio, la moto si spegne arrivando ad una rotatoria ma per fortuna c'è un benzinaio proprio li.
Abbiamo tenuto una media assurda e siamo già distrutti, la nebbia ci ha inzuppato completamente e ci ha congelato.
Valeria è catatonica, trema e non parla, io non mi sento più le mani e ho gli occhi rossi come due fragole.

Restiamo fermi circa mezzora cercando di asciugarci e riscaldarci al sole poi rabbocco la poca benzina consumata e fortunatamente ripartiamo. 

Ringrazio il signore di non aver fatto succedere nulla in quei km e ringrazio di averci fatto ripartire, da qui in poi il cielo sarà privo di nuvole e quel sole tanto desiderato e amato in quei primi km, diventerà ben presto insopportabile.

Da Sibiu in poi la strada sarà un continuo entrare e uscire da una specie di autostrada in via di costruzione.
Ogni volta che ci entriamo godo, la moto respira e si raffredda e posso superare i veicoli che ci precedono in completa sicurezza.
Ma ogni volta che ne usciamo è la disperazione perché non posso far scendere di giri il motore quindi arrivo a frizione tirata, sgasando e frenando solo con il posteriore.
Le rampe sono spesso piene di brecciolino e finiscono in rotatorie o incroci a cui io non posso fermarmi.
Ogni rotatoria, veicolo davanti a noi, curva stretta, accenno di velox o paesino diventa un calvario, un "speriamo di riuscire a frenare...speriamo che non arrivi nessuno...speriamo che la moto non muoia...".

Ma la cosa forse psicologicamente peggiore è che non abbiamo idea se e quando ritorneremo sull'autostrada, sulla mia mappa non esiste proprio, solo un breve tratto vicino Sibiu è dato come in costruzione, per il resto stiamo camminando su qualcosa che non esiste per la mia mappa e non sappiamo se davanti a noi abbiamo ancora 400km di statali romene e paesini o possiamo sperare nel miracolo che sia stata costruita.

Gli ultimi strascichi di autostrada ci accompagnano fino a Deva, poi quando la strada si ributta tra le colline lasciamo ogni speranza.
Da qui mancano più di 200 km e sarà sempre peggio.

E' metà mattina, abbiamo fatto 300 km con 2 forse 3 soste, solo una voluta da noi a Sibiu, la più lunga, le altre le ha decise la moto e sono durate il tempo dei tentativi per farla ripartire.
Il caldo e l'afa di questa zona centrale della Romania sono insopportabili e lo diventeranno sempre di più nelle ore centrali, sembra di correre dentro un phon.
L'aria arriva ma è calda, è schifosamente calda.

Fino ad Arad le strade sono anche decenti ma restano comunque statali che passano per paesini, incroci e binari.
La moto sopra gli 8mila giri va da dio ma in sesta si traduce in 115/120 kmh minimo e su queste strade è peggio di una roulette russa quindi stiamo spesso in quinta ma la lancetta della temperatura è fissa al limite della zona rossa.
Quando siamo costretti a rallentare metto la quarta ma sembra di stare seduti su un termosifone e il rumore del motore è insopportabile.

I panorami sarebbero anche stupendi ma non ho modo di vederli, sono completamente concentrato sulla strada e sulla moto, non penso ad altro ed è solo cosi che non mi addormento e non cedo alle bestemmie per il caldo e per il sudore che mi sento colare addosso ovunque, sulle gambe, sulla schiena, sento l'imbottitura del casco fracica, sento le gocce di sudore che mi colano dalla fronte sugli occhi e mi finiscono salate in bocca ma riesco a non sclerare come so che farei normalmente.
Non so se sia una fortuna o una sfortuna ma è cosi che non penso a nulla e soprattuto non penso che quello che stiamo facendo dalle 6 di mattina è un pericoloso gioco con il destino.

Penso solo al metro successivo, alla curva, alla stradina che sbuca di lato, al calesse che ci appare davanti, alla rotatoria dove entriamo a 60/70, ai binari senza sbarre che attraversiamo senza frenare e senza guardare, al contadino che attraversa senza guardare, ai giri e alla temperatura del motore.

Mi fermo per la benzina prima di Arad perché dopo Deva non abbiamo incontrato per decine di km un solo benzinaio e non so dopo come sarà. Ci fermiamo abbastanza da far raffreddare la moto e riprenderci un po.
Qui incontriamo il primo e unico gruppo di biker romeni.

Superiamo Arad mentre il caldo ci sfianca sempre di più.
Da qui la strada diventa una tortura, il traffico aumenta in modo esponenziale mentre l'asfalto per il caldo e per il viavai di mezzi è completamente liscio e deformato.
Eravamo convinti che ad Arad fossimo arrivati ed è un'amara sorpresa scoprire che in realtà ci manca ancora un 50 km abbondanti ma già essere arrivati li ci sembra incredibile.

Ci fermiamo di nuovo dopo Arad, fa troppo caldo, non riusciamo quasi a stare sulla moto e mi gira la testa.

Quando ripartiamo la strada diventa una serie di lunghi rettilinei in cui non è facile restare concentrati nelle mie condizioni se non fosse per i continui tir da superare.
Poi quasi per magia ci ritroviamo soli mentre una colonna infinita di macchine nel senso opposto viene dalla frontiera e molte di queste sono targate Italia.
la cosa peggiore è che su questi rettilinei molti di quelli che entrano iniziano manovre di sorpasso infinite, o meglio rientrano solo all'ultimo e per 4-5 volte ci vediamo macchine sparate a tutto gas contromano che rispondono ai nostri lampeggi e suonate con altri lampeggi, come a dire spostatevi, anche perché spesso la colonna di macchine è cosi fitta da non esserci spazio.
Riescono sempre a rientrare all'ultimo momento anche per grazia di qualcuno che nel senso opposto ci vede sbracciare e lampeggiare e gli lascia lo spazio, ma sono incazzato come una bestia.

Quando leggiamo che mancano pochi di km alla frontiera ci fermiamo un paio di volte, fortunatamente non per scelta della moto.
Mi sto rendendo conto di avere ancora una marea di Lei cambiati la sera prima a Brasov e ora che siamo quasi arrivati all'amato confine devo cercare di usarli.
Faccio prima la vignetta per l'Ungheria in un gabbiotto di legno dove un vecchio in ciabatte e sigaro davanti a un computer compila qualcosa , mi chiede la targa e mi rilascia una ricevuta, non mi fido affatto ma dice che è valida e io questi Lei li devo spendere.
Ci rifermiamo poco dopo a fare l'ultimo rabbocco di benzina fino all'orlo, riempio ogni spazio possibile di merendine e ci scoliamo un paio di bottiglie di acqua.
Stiamo consumando più noi della moto e comunque resto con circa 50 Lei in tasca, circa 11 euro.

La moto fa sempre più fatica a ripartire, lasciamo il benzinaio dopo un po' di tentativi e partiamo in stile Le Mans zampettando per un po.

Arriviamo in frontiera. Non ci sembra vero. L'Ungheria ci sembra un miraggio.
Chè la Romania è stupenda, è una favola ma diciamocelo, quando le cose vanno male non è il posto in cui vorresti trovarti.
Alle 6 partivamo da Brasov senza nemmeno sapere se saremo riusciti a partire, alle 15 siamo in frontiera dopo più di 500 km sfidando la sorte.
Non ci sembra vero. E' una botta di ottimismo e di allegria che ci tira su, ci sveglia e ci dà speranza per la strada che manca.
Con il fuso orario poi guadagnamo un'ora tornando alle 14.

Quando ci fermiamo davanti al poliziotto siamo talmente devastati e sudati che non ci fa togliere nemmeno il casco, ci restituisce subito i documenti e ci fa cenno di andare che c'è fila.
Lascio spazio ma solo a spinta, la moto non ne vuole sapere di partire e con 30-35 gradi è devastante.
Maledico la moto per ogni secondo che mi lascia sotto quel sole atroce poi dopo 3-4 tentativi zampettando parte e allora via senza sosta di nuovo a manetta spalancata.
Urlo a Valeria che una volta presa l'autostrada tiro fino a Budapest.

Abbiamo sognato troppo paesi in cui ci fosse l'autostrada per poter solo pensare di lasciarla ora.
In Ungheria l'M5 ci costringe a una deviazione assurda puntando prima a Nord su Budapest poi di nuovo a Sud verso la Slovenia.
La nostra idea era quella di tagliare per sud visitando Szeged e Pecs ma ormai va tutto a puttane.

Altri 200km che si aggiungono ai più di 500 già percorsi oggi, ma a parte la stanchezza e il mal di culo saranno i più belli, l'autostrada è quasi vuota, la moto e il motore finalmente respirano e la lancetta della temperatura scende dalla zona rossa, l'aria ci da un po' di sollievo nonostante sia calda e il sole ci stia a picco sopra.

Arriviamo a Budapest ma non ci penso nemmeno ad entrare in città. Potremo sfruttare l'ostello dell'andata, ormai so come arrivarci, ma è troppo pericoloso, semafori, incroci e traffico sono un incubo, non posso permettermi che la moto muoia proprio ora.

Seguiamo le indicazioni per il Balaton e prendiamo la M7 con l'idea di fermarci al primo motel, hotel o qualsiasi altra cosa che ci permetta di dormire lungo l'autostrada.
Ci sfiora quasi l'idea di arrivare in Slovenia tanto la moto va bene a 120 kmh, ma il culo ci fa cosi male da essere una tortura ogni minuto passato in sella.

Se sulla corsia opposta qualche posto dove dormire lo vediamo, sulla nostra non c'è nulla.
Il primo Motel lo troviamo dopo altri 50km da Budapest, all'altezza del Lago Velencei a metà strada dal Balaton.
La nostra enorme fortuna fa si che sia chiuso a dal poco che sanno al benzinaio vicino apre alle 18 e non hanno idea del prezzo.
Visto che non sono nemmeno le 17 e non sapendo quanto costi decidiamo di rischiare e seguire un'indicazione che segnala una pensione a 500 metri da li, una distanza ancora ragionevole dall'autostrada.

Ci ritroviamo di botto nella campagna ungherese davanti a una pensione carinissima, curata e silenziosa.
mi vergogno quasi a calpestare la moquette rossa dell'ingresso.
Moquette, tappeti, legno, stucchi e nature morte sono ovunque, sembra lo stereotipo perfetto della pensione ungherese.
Il proprietario poi è la ciliegina sulla torta, baffone roscio, camicia a scacchi su una mongolfiera di pancia, pantaloncini, sandali e calzini., unica lingua conosciuta l'ungherese.
30 euro in due colazione compresa e accetta il pagamento in euro, non posso chiedere di meglio!

Incredulo esco e chiamo Valeria, scarichiamo la moto e andiamo in camera che sembra la casa delle bambole con dipinti floreali, legni lavorati, moquette e velluto ovunque.

Quando mi butto sul letto ho l'udito ovattato da un ronzio continuo che mi fa sembrare di essere ancora in moto, le mani e i polsi vibrano ancora e gli occhi, anche da chiusi, si muovono come se continuassero a mettere a fuoco qualcosa che dopo una frazione di secondo sfugge via.

Sono le 17, dopo 12 ore e più di 700 km, non solo siamo in Ungheria ma ne siamo già quasi fuori e in moto, assurdo!

La sera ovviamente non abbiamo nulla da cucinare pur volendo, quindi siamo costretti a cenare nella pensione.  Mangiamo all'aperto, nel giardino curatissimo e con 17 euro in due mangiamo e beviamo a sfondarci.
Stiamo battendo in ritirata ma ci sembra giusto concederci una cena come si deve e festeggiare per come è andata la giornata.
Se ripenso a come mi sentivo la sera prima a Brasov mi sembra un secolo prima.

21 GIORNO:          Dall'Ungheria sperando di arrivare in Italia...

11 agosto.
Oggi ci svegliamo con un po' più di calma e scendiamo a fare la colazione che è compresa.

La scena e l'odore è per stomaci forti, nei tavoli vicino vediamo solo wurstel, uova sode e pane.
Provo a chiedere al baffone qualcosa di dolce, ma le parole sweet, croissant, brioche, per lui non esistono proprio, l'alternativa è tra wurstel e uova o prosciutto, formaggio e salame piccante.
Vale sta per sentirsi male e si salva giusto perché ho ancora un paio di merendine prese nei benzinai romeni, io mi spazzolo da solo tutto quello che porta compresi peperoni, pomodori e marmellata, quando ci alziamo il baffone mi guarda incredulo.

Partiamo verso le 10. Fortunatamente la moto parte subito , riprendiamo l'autostrada e puntiamo la Slovenia.

-- MAPPA --

Percorriamo poco più di 200km e mi fermo solo per la benzina.
Dall'ultimo pieno in Romania alla frontiera non abbiamo più fatto benzina, sono quasi 500 km e la riserva è bella accesa.
La ninjetta si sta ancora una volta rivelando una moto spettacolare, nonostante il problema che ci sta costringendo a tornare, comunque ci sta riportando a casa.
Se avessimo avuto un'altra moto sarebbe stato un problema perché per fortuna, per bravura o per caso io sono rimasto con 20 euro in fiorini ungheresi quando siamo entrati in Romania, li tenevo per quando saremo ripassati in Ungheria ma ora in questa situazione non abbiamo alcun modo di poter cambiare altri soldi e  grazie ai suoi consumi e al fatto che la pensione l'abbiamo potuta pagare in euro, ci bastano per fargli il pieno e uscire dall'Ungheria.

Entriamo in Slovenia quasi increduli di esserci arrivati, non lo diciamo nemmeno a noi stessi men che meno ce lo diciamo tra di noi, ma iniziamo a pensare di avercela fatta, l'Italia è vicinissima.

Mi viene da ridere a pensare quanto sia infame il destino.
Avevo detto all'inzio del report che più programmi più il fato si diverte a distruggere i tuoi programmi e qui ancora un volta ne ho la prova. Non si tratta di programmi ma di idee, di pensieri e di convinzioni che mi ero fatto durante il viaggio e che il destino mi sta facendo rimangiare.
Già perché man mano che ci allontanavamo dall'Italia, passando attraverso la Slovenia poi l'Ungheria e infine la Romania, mi sembrava di allontanarmi sempre di più dalla civiltà, da quel mondo perfetto dove tutto è veloce, facile e vicino, per entrare in luoghi a confronto più duri.
Ho amato ed elogiato quella desolazione, quella minore presenza di civiltà "sempre e ovunque" e ora questo infame di un fato mi sta facendo ringraziare il signore per ogni metro e km che mi avvicina e mi riporta a quel mondo dove tutto è facile, veloce e vicino.

La Slovenia ci accoglie con un caldo infernale mitigato solo dalle folate di vento tipiche di questi posti.
Qui la moto muore un paio di volte in autostrada, grandi spaventi ma riusciamo sempre a toglierci di mezzo in tempo e a ripartire entro poco.
Ringrazio di aver rifatto la frizione prima di partire perché ogni partenza è uno sfrizionamento continuo fino in terza.

Superiamo Lubiana poi iniziamo a cercare un posto per la notte ma non ne troviamo sulla nostra corsia.
Arrivati dalle parti di Postumia azzardo a lasciare l'autostrada e a cercare qualcosa dentro ma nulla, è tutto pieno e la moto si spegne continuamente.
Mi salgono i nervi, riprendo l'autostrada e punto l'Italia, se troviamo qualcosa prima del confine bene altrimenti entriamo in Italia e vedremo che fare.

Facciamo l'ultimo pieno dopo Sezana ed superiamo il confine, di posti per dormire sulla nostra corsia non ce ne sono e di fare inversione di marcia anche solo di 100 metri non se ne parla.

Entriamo in Italia poco prima delle 18 e dopo altri 600 e più km.
C'è poco da dire, è una liberazione unica, era il mio obiettivo e 48 ore prima a Brasov  mi sembrava impensabile, ora, anche se mi sembra incredibile quello che abbiamo fatto, ci siamo.
So bene che quando si pensa che sia fatta si fanno le cazzate ma dopo più di 1300 km in cui non doveva succedere assolutamente nulla, ora mi sembra che possa pure succedere di tutto.
La moto è in Italia, ci sto io ma soprattuto ci sta Valeria ed è verso di lei che mi sentivo più responsabile, più obbligato.

Il problema di dove passare la notte resta, di fare una tirata unica di notte fino a Roma con 1300 km sulle spalle e una moto che si spegne anche in autostrada non se ne parla nemmeno, di motel o simili non ce ne sta nemmeno l'ombra, così poco prima di Venezia ci fermiamo in una stazione autogrill di quelle grosse con il ristorante e decidiamo di passare la notte li.
Parcheggio davanti alle finestre, stacco la borsa da serbatoio, il borsone dietro e ci buttiamo sui tavoli dentro.

Facciamo i turni al bagno per cambiarci e lavarci, avvisiamo i rispettivi genitori che fino a quel momento non sapevano nulla se non che eravamo sulla via del ritorno e che comunque non sanno nulla più di un "siamo in Italia perché la moto ha problemi e arriviamo domani".

A cena proviamo il ristorante dell'autogrill e proviamo a ingannare il tempo in tutti i modi fino a mezzanotte quando la zona ristorante chiude.
Spiego alla cameriera la situazione, si offre di portarci da qualche parte ma poi capisce e ci fa stare.
Da qui le ore saranno infinite, Vale riesce a dormire un po, io la passo totalmente in bianco con lo sguardo fisso sulla moto, con la paura che qualcuno possa aprire le borse o andargli addosso.
Nel bar intanto si alternano persone di ogni genere, coppie, famiglie in viaggio, pullman, autisti, ragazzi di ritorno da feste, altri in partenza, camionisti, autostopisti e motociclisti.

22 GIORNO:          ...l'ultimo sforzo!

12 agosto.
Resisto fino alle 4 poi mi sembra di impazzire, sembra che il tempo sia fermo.
Sperando che da li a poco spunti il sole sveglio Valeria, ci risistemiamo, ci facciamo un paio di caffè e alle 5 ripartiamo.
Del sole nemmeno il sospetto, è ancora buio pesto.
Guido per una mezzoretta poi la stanchezza è troppa e le strisce bianche, i catadiottri e le luci hanno un effetto ipnotico su di me.
Mi fermo e decido di aspettare l'alba per svegliarmi un po.

-- MAPPA --

Alle prime luci mi prendo un altro caffè doppio e partiamo.
In un attimo siamo a Padova, alle 8 siamo a Bologna.
Qui mi fermo in uno stato di trans, mi prendo altri 2 caffè e ripartiamo.

Alle 10 siamo già dopo Firenze, altra sosta altro caffè.
Il caldo inizia ad essere insopportabile e unito al sonno è un mix letale.

La strada per Roma sembra infinita, è indicata ovunque ma non arrivi mai.
A Orvieto leggi che mancano 100 km e ad Orte ne mancano ancora 100, mi sembra un girone dell'inferno.
Ci fermiamo 2-3 volte, più andiamo avanti più fa caldo, la giacca e i pantaloni quasi scottano sulla pelle e la moto scalda tantissimo facendo un rumore che a me ormai sembra sempre più roco.
Controllo il livello olio ad ogni sosta e mi sembra che sia calato drasticamente negli ultimi 2 giorni, è anche normale visto lo sforzo fatto ma inizio a temere di non arrivare a Roma.

Arriviamo al casello di Roma che ormai vaneggio nel casco, parlo da solo, rido, mi preoccupo.

Quando sullo schermo appare il pedaggio guardo il casellante che è un ragazzo come me e gli dico, "Ammazza solo settordicimila euro?! Ma il passamontagna con il caldo non si usa??!!".

Quando entriamo in garage manca poco alle 14, siamo arrivati a casa, la bimba ci ha riportato a Roma e si spegne definitivamente sulla rampa del garage.

Siamo talmente a pezzi che ci sembra tutto in reale, tutto un sogno.
Ma davvero 2 giorni fa eravamo nel centro della Romania? Davvero abbiamo fatto 2mila km in questo modo su un 250? Davvero la moto era rotta ma ha resistito fino a casa?

Sono esausto, sono senza parole, le immagini, i paesaggi, gli incontri e le emozioni di questo viaggio sono cosi tante e cosi forti dentro di me che mi ci vorranno mesi per digerirle e riuscire a scriverle.

Il report finisce qui e ringrazio tutti coloro che lo hanno letto e gli hanno dedicato del tempo.
Cerco sempre di trasmettere le emozioni che proviamo in viaggio e spero di averle trasmesse insieme alla bellezza di questi posti e alla curiosità di vederli di persona.
Grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato a preparare questo viaggio e che lo hanno reso possibile offrendoci un letto, un'indicazione per strada o semplicemente un incoraggiamento.
In particolare un ringraziamento a... Antonio e Maya, Daniel, Codrina, Nadia, Sara e alla pagina di Motoviaggiatore.net .

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